“Sostiene poi Sogliani che il vero punto debole nel rapporto tra lo spirito e la materia, come dire tra il cielo e la terra, il finito e l'infinito, insomma il mondo e Dio, è l'invenzione della felicità, che come dice un altro nostro amico simpaticissimo è opera di un ipotetico Dio per tutta questa folla di uomini che a un certo punto non sapevano più cosa fare e allora questo ipotetico Dio, pensa e ripensa, ha inventato la felicità che però, come spiega la psicologia della Gestalt, è solo una proiezione, un simulacro, un'idea spirituale di bellezza che sembra a portata di mano ma non fa mai un passo per venire incontro, come la carota in cima al bastone che non va ai incontro all'asino.”
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In questo post non sarò obiettiva, sappiatelo. Ed ora è arrivato il momento di raccontarvi la mia storia d'amore con questo romanzo.
In un grigio pomeriggio di gennaio mi ero decisa di andare a prendere L'invenzione della madre per il prossimo #leggiAMOlo da verso libri, la nuova libreria indipendente nel cuore della movida milanese, e mentre mi dirigevo alla cassa, vedo questa rana che mi guarda. Mi fermo. Senti le rane, si intitola. Io, le rane non le ho sentite, ma ho sentito una vocina dentro di me che mi diceva sfoglialo, sfoglialo. E così ho fatto. Ho iniziato leggere la quarta di copertina, la sinossi mi ha subito preso: due amici seduti al bar che raccontano la storia di un loro amico, Zuckermann, ebreo convertito al cattolicesimo per divenire prete e occuparsi delle anime di Zobolo Santaurelio Riviera, e in particolare di quella della Romana. Subito mi ha incuriosito così ho aperto alla prima pagina e ….
In un grigio pomeriggio di gennaio mi ero decisa di andare a prendere L'invenzione della madre per il prossimo #leggiAMOlo da verso libri, la nuova libreria indipendente nel cuore della movida milanese, e mentre mi dirigevo alla cassa, vedo questa rana che mi guarda. Mi fermo. Senti le rane, si intitola. Io, le rane non le ho sentite, ma ho sentito una vocina dentro di me che mi diceva sfoglialo, sfoglialo. E così ho fatto. Ho iniziato leggere la quarta di copertina, la sinossi mi ha subito preso: due amici seduti al bar che raccontano la storia di un loro amico, Zuckermann, ebreo convertito al cattolicesimo per divenire prete e occuparsi delle anime di Zobolo Santaurelio Riviera, e in particolare di quella della Romana. Subito mi ha incuriosito così ho aperto alla prima pagina e ….
BaaaaM! Colpo di fulmine.
Non si è trattato solo di un'attrazione momentanea, ma è durata fino all'ultima pagina, fino a quando ho capito che Senti le rane era il romanzo che cercavo, la miglior lettura dell'ultimo periodo, è balzato in cima alla mia classifica personale. Sono entusiasta, ma cercherò di calmare i bollori e parlavi di questo romanzo il più obiettivamente possibile.
Non si è trattato solo di un'attrazione momentanea, ma è durata fino all'ultima pagina, fino a quando ho capito che Senti le rane era il romanzo che cercavo, la miglior lettura dell'ultimo periodo, è balzato in cima alla mia classifica personale. Sono entusiasta, ma cercherò di calmare i bollori e parlavi di questo romanzo il più obiettivamente possibile.
Come ho già scritto la trama gira attorno alle vicende di Zuckermann, un ragazzo ebreo che dopo una rivelazione avvenuta sulla 633 di Lumbriasco, decide di farsi prete, e tutti, a partire dal monsignore Ballabieni Dellostrogolo, sentono in lui odore di santità. Diviene parroco di una località balneare di fascia bassa, dove si perde nella grazia delle albe brumose e dei crepuscoli fiammeggianti, fino a quando non subentra la malinconia, cioè l'accidia in linguaggio tecnico, che rappresenta il cosiddetto vuoto corruttore e si lascia deviare dalla bellezza e dalla giovinezza della Romana. Ed ecco che comincia tra loro il commercio erotico, che porterà Zuckermann alla rovina, perché è nelle persone più buone che si nasconde il male più grande. A raccontarci questa storia attraverso l'aneddotica sono due strambi amici, Gerasim e Sogliani, che commentano, interrompono, filosofeggiano, sulla vita di quest'uomo e sulla vita in generale.
Di Gerasim e Sogliani ne sentiamo le voci, li vediamo parlare al bar dove a quattro tavoli più avanti c'è lo stesso Zuckermann trasfigurato dalla scia di sangue altrui che non sa neanche di aver sparso. Con il loro linguaggio aulico mischiato a parole dialettali, a volte inventate, e i loro assurdi ragionamenti ci fanno non solo ridere, ma anche riflettere. Gli spunti di ragionamento sono tanti dall'accidia alla ricerca della felicità, dalla gelosia alla visione della donna, dalla lotta tra il bene e il male a come nascono le storie da fatti casuali che lasciano una scia. E dopo tutto questo, Paolo Colagrande non ci fa mancare il colpo di scena finale, che ci svela chi ha nascosto la spingarda nel cantonale.
Senti le rane è un testo comico interessante che utilizza un linguaggio preciso per far vivere i personaggi, caratterizzato da un buon ritmo, da un'accesa ironia, una volta che inizi a leggerlo non potrai più farne a meno. Il titolo è geniale. La storia la si vive al punto che sembra di essere il quarto amico presente in quel bar, che ascolta una storia assurda, partecipa a una conversazione allo stesso modo assurda, tra due personaggi alquanto assurdi. Io me ne sono innamorata e spero che accada anche a voi. Io le rane le ho sentite e voi?
Consigliato a … Chi vuole ridere intelligentemente
Sconsigliato a … Chi odia i paroloni
Note
Titolo originale: Senti le rane
Anno: 2015
Editore: Nottetempo
È stato nominato per il Premio Campiello 2015
Di Gerasim e Sogliani ne sentiamo le voci, li vediamo parlare al bar dove a quattro tavoli più avanti c'è lo stesso Zuckermann trasfigurato dalla scia di sangue altrui che non sa neanche di aver sparso. Con il loro linguaggio aulico mischiato a parole dialettali, a volte inventate, e i loro assurdi ragionamenti ci fanno non solo ridere, ma anche riflettere. Gli spunti di ragionamento sono tanti dall'accidia alla ricerca della felicità, dalla gelosia alla visione della donna, dalla lotta tra il bene e il male a come nascono le storie da fatti casuali che lasciano una scia. E dopo tutto questo, Paolo Colagrande non ci fa mancare il colpo di scena finale, che ci svela chi ha nascosto la spingarda nel cantonale.
Senti le rane è un testo comico interessante che utilizza un linguaggio preciso per far vivere i personaggi, caratterizzato da un buon ritmo, da un'accesa ironia, una volta che inizi a leggerlo non potrai più farne a meno. Il titolo è geniale. La storia la si vive al punto che sembra di essere il quarto amico presente in quel bar, che ascolta una storia assurda, partecipa a una conversazione allo stesso modo assurda, tra due personaggi alquanto assurdi. Io me ne sono innamorata e spero che accada anche a voi. Io le rane le ho sentite e voi?
Consigliato a … Chi vuole ridere intelligentemente
Sconsigliato a … Chi odia i paroloni
Note
Titolo originale: Senti le rane
Anno: 2015
Editore: Nottetempo
È stato nominato per il Premio Campiello 2015