" Da anni, vago incapace di realizzare il mio destino con la pienezza che desidero e che mi è dovuta, si è ripetuto davanti al dipinto di Rembrandt, spiando l'abbraccio di quel padre misericordioso e sentendosi autorizzato a identificarsi con il figlio minore. Ma non è così. Perché non è vero che vaga da anni, lui. Anzi, lui è rimasto a casa. Ha fatto tutto quello che doveva fare. Tutto quello che i suoi genitori, morti in un incidente aereo al largo delle isole Comore quando aveva diciannove anni, avrebbero voluto facesse. Ho fatto tutto quello che dovevo fare e in cambio non ho ricevuto nulla, pensa – non il lavoro che volevo, non un figlio, e tantomeno un capretto per far festa. Io non sono il figlio prodigo. No, lui non è il figliol prodigo. Lui è quello incazzato perché c'è chi ha fatto meno e ricevuto di più. Quello invidioso. Quello che forse avrebbe fatto bene a prendersi una volta nella vita, almeno una, a scartare di lato e giocarsela con l'imprevisto, al posto di macerare nell'idea della santità. "