Questa volta ho fatto l'errore di leggere senza prendere appunti e di aspettare troppo tempo prima di scrivere le mi impressioni a riguardo. Ora mi ritrovo a non sapere bene che cosa scrivere, ma ci proverò lo stesso.
Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci è uno di quei libri che ho trovato a casa di mia nonna e che ho preso perché intenzionata a leggerli prima o poi, ma il tempo è passato e quel poi non è mai arrivato, finché un giorno seduta alla mia scrivani, alzando lo sguardo vedo quel titolo, quella scrittrice, prendo in mano il libro e inizio a sfogliare. Subito mi colpiscono queste parole:
A chi non teme il dubbio
a chi si chiede i perché
senza stancarsi e a costo
di soffrire di morire
A chi si pone il dilemma
di dare la vita o negarla
questo libro è dedicato da una donna
per tutte le donne
Dal titolo mi era chiaro che il tema trattato sarebbe stato l'aborto, leggerlo o non leggerlo ora? Infondo avevo già iniziato un altro libro, ma 100 pagine non mi avrebbero richiesto che una manciata di ore, così ho iniziato.
Le prime pagine mi hanno subito coinvolto, mi ha colpito la descrizione del momento in cui la protagonista (la stessa Fallaci?) prende consapevolezza di essere incinta, di avere dentro di sé una vita che cresce e si domanda se questa presenza abbia il desiderio di venire al mondo. La vita viene presentata come una prepotenza, nessuno ti chiede se vuoi nascere o meno, vieni semplicemente catapultato nel mondo, una prepotenza senza la quale non esisteremmo.
Interessante il passaggio su come si definisce una vita, un uomo, un feto, un ovulo, il libro sembra esser focalizzato sull'etica, ma mano a mano che si procede il focus cambia mettendo al centro di tutto la donna, raggiungendo l'apice del maschilismo durante il “processo”. Questo cambiamento non l'ho apprezzato più di tanto, come non ho apprezzato la scrittura troppo aggressiva della Fallaci. Dal punto di vista umano, come donna che ha la possibilità di dare la vita, quello che ho letto l'ho trovato poco interessante, mentre dal punto di vista del ragionamento ho trovato argomentazioni volutamente provocatorie, e un femminismo troppo ostentato. Ho avuto queste impressioni forse perché è un libro scritto 40 anni fa con problematiche che al giorno d'oggi sono superate o meglio hanno diversi modi di manifestarsi, anche solo per il fatto che è stato pubblicato nel 1975 quando ancora l'aborto era illegale.
Questo è stato il mio primo incontro con Oriana Fallaci, non ho mai letto nient'altro, e sento di dover fare due considerazioni. La Fallaci è uno di quei personaggi che ancora oggi fa tanto parlare di sé, come giornalista ha lasciato il segno, non solo per il suo modo di affrontare la sua professione ma soprattutto per esser donna in una società e in un mestiere maschilista, e non si può far altro che stimarla. Dall'altra parte della medaglia c'è però un aspetto che non condivido, e non riguarda lei ma chi, oggi, la prende ad esempio estraendo frasi dai suoi scritti e gli eleva come verità più assoluta per commentare fatti di cronaca. Quello che mi chiedo è se sia realmente corretto per un'onestà dei fatti commentare ciò che accade con parole scritte 40 anni fa, più che giornalismo a me pare un fenomeno di preveggenza alla Nostradamus. È più giusto lasciare questa scrittrice nel suo periodo e giudicarla e prenderla ad esempio per ciò che ha fatto nel suo contesto.
Consigliato a ... Chi vuole una testimonianza della società italiana negli anni '70
Sconsigliato a ... Chi cerca conforto umano
Note
Anno: 1975
Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci è uno di quei libri che ho trovato a casa di mia nonna e che ho preso perché intenzionata a leggerli prima o poi, ma il tempo è passato e quel poi non è mai arrivato, finché un giorno seduta alla mia scrivani, alzando lo sguardo vedo quel titolo, quella scrittrice, prendo in mano il libro e inizio a sfogliare. Subito mi colpiscono queste parole:
A chi non teme il dubbio
a chi si chiede i perché
senza stancarsi e a costo
di soffrire di morire
A chi si pone il dilemma
di dare la vita o negarla
questo libro è dedicato da una donna
per tutte le donne
Dal titolo mi era chiaro che il tema trattato sarebbe stato l'aborto, leggerlo o non leggerlo ora? Infondo avevo già iniziato un altro libro, ma 100 pagine non mi avrebbero richiesto che una manciata di ore, così ho iniziato.
Le prime pagine mi hanno subito coinvolto, mi ha colpito la descrizione del momento in cui la protagonista (la stessa Fallaci?) prende consapevolezza di essere incinta, di avere dentro di sé una vita che cresce e si domanda se questa presenza abbia il desiderio di venire al mondo. La vita viene presentata come una prepotenza, nessuno ti chiede se vuoi nascere o meno, vieni semplicemente catapultato nel mondo, una prepotenza senza la quale non esisteremmo.
Interessante il passaggio su come si definisce una vita, un uomo, un feto, un ovulo, il libro sembra esser focalizzato sull'etica, ma mano a mano che si procede il focus cambia mettendo al centro di tutto la donna, raggiungendo l'apice del maschilismo durante il “processo”. Questo cambiamento non l'ho apprezzato più di tanto, come non ho apprezzato la scrittura troppo aggressiva della Fallaci. Dal punto di vista umano, come donna che ha la possibilità di dare la vita, quello che ho letto l'ho trovato poco interessante, mentre dal punto di vista del ragionamento ho trovato argomentazioni volutamente provocatorie, e un femminismo troppo ostentato. Ho avuto queste impressioni forse perché è un libro scritto 40 anni fa con problematiche che al giorno d'oggi sono superate o meglio hanno diversi modi di manifestarsi, anche solo per il fatto che è stato pubblicato nel 1975 quando ancora l'aborto era illegale.
Questo è stato il mio primo incontro con Oriana Fallaci, non ho mai letto nient'altro, e sento di dover fare due considerazioni. La Fallaci è uno di quei personaggi che ancora oggi fa tanto parlare di sé, come giornalista ha lasciato il segno, non solo per il suo modo di affrontare la sua professione ma soprattutto per esser donna in una società e in un mestiere maschilista, e non si può far altro che stimarla. Dall'altra parte della medaglia c'è però un aspetto che non condivido, e non riguarda lei ma chi, oggi, la prende ad esempio estraendo frasi dai suoi scritti e gli eleva come verità più assoluta per commentare fatti di cronaca. Quello che mi chiedo è se sia realmente corretto per un'onestà dei fatti commentare ciò che accade con parole scritte 40 anni fa, più che giornalismo a me pare un fenomeno di preveggenza alla Nostradamus. È più giusto lasciare questa scrittrice nel suo periodo e giudicarla e prenderla ad esempio per ciò che ha fatto nel suo contesto.
Consigliato a ... Chi vuole una testimonianza della società italiana negli anni '70
Sconsigliato a ... Chi cerca conforto umano
Note
Anno: 1975