" Da anni, vago incapace di realizzare il mio destino con la pienezza che desidero e che mi è dovuta, si è ripetuto davanti al dipinto di Rembrandt, spiando l'abbraccio di quel padre misericordioso e sentendosi autorizzato a identificarsi con il figlio minore. Ma non è così. Perché non è vero che vaga da anni, lui. Anzi, lui è rimasto a casa. Ha fatto tutto quello che doveva fare. Tutto quello che i suoi genitori, morti in un incidente aereo al largo delle isole Comore quando aveva diciannove anni, avrebbero voluto facesse. Ho fatto tutto quello che dovevo fare e in cambio non ho ricevuto nulla, pensa – non il lavoro che volevo, non un figlio, e tantomeno un capretto per far festa. Io non sono il figlio prodigo. No, lui non è il figliol prodigo. Lui è quello incazzato perché c'è chi ha fatto meno e ricevuto di più. Quello invidioso. Quello che forse avrebbe fatto bene a prendersi una volta nella vita, almeno una, a scartare di lato e giocarsela con l'imprevisto, al posto di macerare nell'idea della santità. "
Andrea Luna trentasettenne professore di arte precario vive un momento difficile della sua vita e del suo matrimonio, senza troppo pensarci su decide di prenotare un volo e andare a New York per una settimana. Al Met fa uno strano incontro con il quadro di Rembrandt Il ritorno del figliol prodigo, un'opera che ha su di lui un'attrattiva strana. Passano sette giorni ma decide di non partire, un'altra settimana e un'altra ancora finché non si perde per la città e perde se stesso. E inizia la discesa e in seguito la difficile salita per ritrovare sé stesso e rispondere alla domanda Chi sei, tu?
Si potrebbe definire un romanzo di formazione, in cui alla soglia dei quarant'anni il protagonista vive una crisi esistenziale in cui non riesce a definire la propria identità. Ed ecco il viaggio che mette in gioco le certezze, la disperazione e la caduta fatta di assenza di sé, perdita totale dell'identità e di nuovo una ripresa una nuova vita fatta sulle macerie e i fantasmi della vita precedente. E quel quadro Il ritorno del figliol prodigo che per giorni e giorni, per ore e ore è andato a osservare, entrandoci dentro, immedesimandosi prima nel figlio accolto nonostante gli errori, poi nel figlio invidioso e infine nel padre.
Un romanzo che descrive la realtà di una generazione che rincorre la realizzazione di sé e la definizione della propria personalità. Fabio Geda la racconta attraverso una trama verosimile in cui si percepisce la fiction intesa nel senso stretto della finzione narrativa. Quello che succede ad Andrea potrebbe realmente succedere? Forse, ma difficilmente. La serie di questi avvenimenti è il mezzo per portare davanti agli occhi del lettore ciò che accade quando si perde la messa a fuoco su di sé: la decadenza e la rinascita.
Ruolo fondamentale in questa ricerca di sé lo hanno gli altri: Benjamin e la sua famiglia, Walter, Vincenzo, Unique, la signora Zaho, Antonio, Lagrima... Il sé lo si trova mettendosi in discussione, ricostruendosi da sé ma mai da soli. L'uomo è sempre inserito in relazioni di cui dobbiamo tenere conto, perché le persone a cui vogliamo bene, sono quelle da cui speriamo di essere accolti (“siamo fatti dei residui delle persone che incontriamo”). Accoglienza è la parola chiave del romanzo: speriamo di ritrovarla negli altri ma forse quello che si ricerca è l'accoglienza di noi stessi, delle nostre scelte, dei nostri errori, dei nostri pregi e difetti.
Una nota sullo stile è necessaria in quanto i dialoghi sono privi di segni di interpunzion, un modo di scrivere che si ritrova anche in altri autori come Baricco, McCarthy, Saramago, e se dalla mancanza di virgolette, caporali o trattini a un primo impatto si è stupiti, si arriva alla fine che quasi non ci si fa più caso, ma anzi rende tutto un fluire continuo di parole e pensieri.
Consigliato a:
Chi appartiene a questa generazione di identità smarrite
Sconsigliato a:
Chi cerca Il romanzo
Note
Titolo originale: Se la vita che salvi è la tua
Anno: 2014
Il #leggiAMOlo del prossimo mese è: Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella.
Adesso vado a vedere che cosa ne pensano dello stesso libro Valeria e Giovanna, seguitemi!
Ruolo fondamentale in questa ricerca di sé lo hanno gli altri: Benjamin e la sua famiglia, Walter, Vincenzo, Unique, la signora Zaho, Antonio, Lagrima... Il sé lo si trova mettendosi in discussione, ricostruendosi da sé ma mai da soli. L'uomo è sempre inserito in relazioni di cui dobbiamo tenere conto, perché le persone a cui vogliamo bene, sono quelle da cui speriamo di essere accolti (“siamo fatti dei residui delle persone che incontriamo”). Accoglienza è la parola chiave del romanzo: speriamo di ritrovarla negli altri ma forse quello che si ricerca è l'accoglienza di noi stessi, delle nostre scelte, dei nostri errori, dei nostri pregi e difetti.
Una nota sullo stile è necessaria in quanto i dialoghi sono privi di segni di interpunzion, un modo di scrivere che si ritrova anche in altri autori come Baricco, McCarthy, Saramago, e se dalla mancanza di virgolette, caporali o trattini a un primo impatto si è stupiti, si arriva alla fine che quasi non ci si fa più caso, ma anzi rende tutto un fluire continuo di parole e pensieri.
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Titolo originale: Se la vita che salvi è la tua
Anno: 2014
Il #leggiAMOlo del prossimo mese è: Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella.
Adesso vado a vedere che cosa ne pensano dello stesso libro Valeria e Giovanna, seguitemi!