E questa tre giorni di immersione nei libri, nella lettura e nella scrittura, con oltre 900 eventi in giro per la città di Milano, è finita. Io ne sono rimasta del tutto soddisfatta, soprattutto dei tre seminari sul mestiere del libro tenutesi nella giornata di venerdì 14 al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci. Inizio a dire che la Sala Biancamano in cui si sono tenuti gli incontri era molto suggestiva, in quanto è ricavata da una sezione del Trasatlantico Conte Biancamano, all'interno del Padiglione Aeronavale del museo.
Gli incontri vertevano sui temi dell'editing, della scelta editoriale e della lettura e a intervenire importanti figure sia della grande che piccola editoria.
Gli incontri vertevano sui temi dell'editing, della scelta editoriale e della lettura e a intervenire importanti figure sia della grande che piccola editoria.
Nel primo seminario L'editing, la scrittrice Chiara Valerio ha moderato con ironia e sagacia virando la conversazione sul tema interessante del rapporto umano che esiste tra editor e scrittore.
Con il suo intervento di apertura Alberto Rollo, direttore letterario di Feltrinelli, ha messo in evidenza i misteri che circondano l'editor, una figura sempre esistita, ma che è stata battezzata con questo nome solo negli ultimi dieci anni. C'è stata una rivoluzione e le luci sono state puntate sull'editing, su quel rapporto di riservatezza che è sempre esistito tra autore ed editore. In sala tre coppie composte ognuna da un editor e uno scrittore che hanno condiviso un percorso, raccontano la loro esperienza personale e indagano sul loro rapporto. Un rapporto in cui l'editor gioca il ruolo di giudice complice, dice Rollo, è un critico letterario che misura il lavoro, ma i cui giudizi sono fatti per esser cancellati, facendoli metabolizzare all'autore per permettergli l'autonomia nel lavoro.
Uno dei lavori più belli dell'editor è spingere perché un libro venga scritto, dice la fondatrice di Nottetempo Ginevra Bompiani, che con la scrittrice Maria Pace Ottieri ha avuto il compito di spronarla come fa un allenatore con l'atleta. L'editor non è una figura che si rapporta con l'autore a opera conclusa, ma a volte anche a lavori in corso, lo fa con discrezione e con la massima evanescenza. Se un autore c'è, c'è, dice Rollo, non cambia con il rapporto dell'editor, ma a cambiare è la percezione che l'autore ha di sé, dell'opera e della stima nei propri confronti. È un rapporto, quello tra editor e scrittore, fatto anche di conflitti, un corpo a corpo tra due forti personalità narcisistiche che devono trovare un punto d'incontro. L'editing è un'attività che non ha statuto, è una delicata relazione interpersonale, dice lo scrittore Giorgio Manacorda, e secondo Rollo l'editor in questa relazione ha come obiettivo la costruzione di sé dello scrittore come autore, un percorso delicato possibile solo con l'abbandono di quest'ultimo, un lavoro che trova assomiglianze con quello dello psicoanalista e del prete.
Nell'ultima parte del seminario, per una domanda del pubblico, si discute di come oggigiorno sia difficile per un autore avere l'attenzione di un editor, e sia per Alberto Rollo che per Ginevra Bompiani, negli anni si è registrato un aumento della quantità di proposte che ogni editor ha sulla propria scrivania. Una quantità disumana, dice Rollo, che rende complesso il lavoro di selezione, al pari di quanto accadeva dieci anni fa, che si doveva andare a cercare l'opera da pubblicare. Con questi numeri il lavoro dell'editore, dice Ginevra Bompiani, è fatto soprattutto di omissioni e di perdite, più che di scoperte, e Daniela Di Sora fondatrice di Voland aggiunge che ci vuole fortuna, un'opera inviata via mail, deve essere accompagnata anche da una presentazione che inviti a leggere.
Con il suo intervento di apertura Alberto Rollo, direttore letterario di Feltrinelli, ha messo in evidenza i misteri che circondano l'editor, una figura sempre esistita, ma che è stata battezzata con questo nome solo negli ultimi dieci anni. C'è stata una rivoluzione e le luci sono state puntate sull'editing, su quel rapporto di riservatezza che è sempre esistito tra autore ed editore. In sala tre coppie composte ognuna da un editor e uno scrittore che hanno condiviso un percorso, raccontano la loro esperienza personale e indagano sul loro rapporto. Un rapporto in cui l'editor gioca il ruolo di giudice complice, dice Rollo, è un critico letterario che misura il lavoro, ma i cui giudizi sono fatti per esser cancellati, facendoli metabolizzare all'autore per permettergli l'autonomia nel lavoro.
Uno dei lavori più belli dell'editor è spingere perché un libro venga scritto, dice la fondatrice di Nottetempo Ginevra Bompiani, che con la scrittrice Maria Pace Ottieri ha avuto il compito di spronarla come fa un allenatore con l'atleta. L'editor non è una figura che si rapporta con l'autore a opera conclusa, ma a volte anche a lavori in corso, lo fa con discrezione e con la massima evanescenza. Se un autore c'è, c'è, dice Rollo, non cambia con il rapporto dell'editor, ma a cambiare è la percezione che l'autore ha di sé, dell'opera e della stima nei propri confronti. È un rapporto, quello tra editor e scrittore, fatto anche di conflitti, un corpo a corpo tra due forti personalità narcisistiche che devono trovare un punto d'incontro. L'editing è un'attività che non ha statuto, è una delicata relazione interpersonale, dice lo scrittore Giorgio Manacorda, e secondo Rollo l'editor in questa relazione ha come obiettivo la costruzione di sé dello scrittore come autore, un percorso delicato possibile solo con l'abbandono di quest'ultimo, un lavoro che trova assomiglianze con quello dello psicoanalista e del prete.
Nell'ultima parte del seminario, per una domanda del pubblico, si discute di come oggigiorno sia difficile per un autore avere l'attenzione di un editor, e sia per Alberto Rollo che per Ginevra Bompiani, negli anni si è registrato un aumento della quantità di proposte che ogni editor ha sulla propria scrivania. Una quantità disumana, dice Rollo, che rende complesso il lavoro di selezione, al pari di quanto accadeva dieci anni fa, che si doveva andare a cercare l'opera da pubblicare. Con questi numeri il lavoro dell'editore, dice Ginevra Bompiani, è fatto soprattutto di omissioni e di perdite, più che di scoperte, e Daniela Di Sora fondatrice di Voland aggiunge che ci vuole fortuna, un'opera inviata via mail, deve essere accompagnata anche da una presentazione che inviti a leggere.