Un italiano quanti libri legge all'anno? con questa domanda il giornalista Leonardo Merlini apre il seminario Mestieri del libro: La Lettura. I dati Istat del 2013 parlano chiaro: il 57% degli italiani non ha letto nemmeno un libro. La percentuale dei lettori si abbassa al 43%, pari a 24 milioni di persone, di cui la metà legge al massimo tre libri l'anno. A leggere almeno un libro al mese, i così detti lettori forti, sono il 13,9% dei lettori. |
Il numero dei “non lettori” è impressionante ma non inaspettato, basta guardarsi attorno in metropolitana e osservare quanti scrivono messaggi, controllano la posta, sbirciano Facebook, scorrono le foto di Instagram, o ascoltano musica e quanti invece dedicano quel tempo a leggere un libro cartaceo o digitale.
La società è cambiata, tratti costitutivi di questa società sono la distrazione e la disattenzione, interviene Ginevra Bompiani. Da sempre l'uomo ha cercato di combattere il vuoto della noia nutrendolo con la lettura, un vuoto che oggigiorno non esiste più, riempito fino all'orlo da tutte le distrazioni di cui disponiamo. Non essendoci lo spazio per annoiarsi, non si ricerca nemmeno più l'antidoto: la lettura.
La lettura ha perso il suo status al punto che si cerca di farla riscoprire agli adulti e ai bambini, evitando la costrizione perché quando si legge qualcosa che non piace, può essere alienante, può essere una condanna, dice Claudia Tarolo coeditor di Marcos y Marcos. Per far avvicinare le persone alla lettura bisogna informarle sul piacere e sul nutrimento che può dare, dando un ruolo centrale al testo attraverso le librerie e i luoghi in cui il testo vive. Nascono così iniziative per parlare, leggere, ascoltare, confrontarsi, come le letture ad alta voce, quelle bendate, e i festival di letteratura.
Per la fondatrice di Iperborea Emilia Lodigiani, la verità è che in Italia non si è mai letto molto. Il confronto con i Paesi del Nord Europa in cui la percentuale di lettori che leggono da uno a tre libri l'anno si aggira attorno al 90%, è a dir poco imbarazzante ma bisogna approfondire le differenze storiche, culturali e ambientali.
In Danimarca ad esempio il ruolo sociale delle biblioteche viene definito fin dall'infanzia: al compimento dei due anni, il bambino riceve a casa un pacchetto regalo contente la tessera della biblioteca. La possibilità di poter prendere un libro diviene così un evento, un traguardo che il bambino sente come un riconoscimento. Nel Nord Europa si riscontra che sono i genitori a introdurre i bambini alla lettura, ad esempio il 70% dei genitori finlandesi legge ad alta voce ai propri figli.
I Paesi con alte percentuali di lettori sono anche tra i più democratici, vivibili e con i tassi di benessere sociale tra i più alti d'Europa, un caso o vi è una correlazione?
La lettura è da molti considerata il principale strumento attraverso cui capire la realtà e l'essere umano, un nutrimento, un arricchimento che forse non si limita al singolo individuo ma anche alla collettività.
La speranza per l'Italia è proprio che i lettori forti, che vanno dai 6 ai 35-40 anni, continuino a leggere dando l'esempio alle future generazioni.
La società è cambiata, tratti costitutivi di questa società sono la distrazione e la disattenzione, interviene Ginevra Bompiani. Da sempre l'uomo ha cercato di combattere il vuoto della noia nutrendolo con la lettura, un vuoto che oggigiorno non esiste più, riempito fino all'orlo da tutte le distrazioni di cui disponiamo. Non essendoci lo spazio per annoiarsi, non si ricerca nemmeno più l'antidoto: la lettura.
La lettura ha perso il suo status al punto che si cerca di farla riscoprire agli adulti e ai bambini, evitando la costrizione perché quando si legge qualcosa che non piace, può essere alienante, può essere una condanna, dice Claudia Tarolo coeditor di Marcos y Marcos. Per far avvicinare le persone alla lettura bisogna informarle sul piacere e sul nutrimento che può dare, dando un ruolo centrale al testo attraverso le librerie e i luoghi in cui il testo vive. Nascono così iniziative per parlare, leggere, ascoltare, confrontarsi, come le letture ad alta voce, quelle bendate, e i festival di letteratura.
Per la fondatrice di Iperborea Emilia Lodigiani, la verità è che in Italia non si è mai letto molto. Il confronto con i Paesi del Nord Europa in cui la percentuale di lettori che leggono da uno a tre libri l'anno si aggira attorno al 90%, è a dir poco imbarazzante ma bisogna approfondire le differenze storiche, culturali e ambientali.
In Danimarca ad esempio il ruolo sociale delle biblioteche viene definito fin dall'infanzia: al compimento dei due anni, il bambino riceve a casa un pacchetto regalo contente la tessera della biblioteca. La possibilità di poter prendere un libro diviene così un evento, un traguardo che il bambino sente come un riconoscimento. Nel Nord Europa si riscontra che sono i genitori a introdurre i bambini alla lettura, ad esempio il 70% dei genitori finlandesi legge ad alta voce ai propri figli.
I Paesi con alte percentuali di lettori sono anche tra i più democratici, vivibili e con i tassi di benessere sociale tra i più alti d'Europa, un caso o vi è una correlazione?
La lettura è da molti considerata il principale strumento attraverso cui capire la realtà e l'essere umano, un nutrimento, un arricchimento che forse non si limita al singolo individuo ma anche alla collettività.
La speranza per l'Italia è proprio che i lettori forti, che vanno dai 6 ai 35-40 anni, continuino a leggere dando l'esempio alle future generazioni.