Per la prima volta in trent'anni Alma racconta a sua figlia Antonia ciò che accadde realmente alla loro famiglia. Un senso di colpa che Alma prova nei confronti del fratello Maio da trent'anni, da quell'unica volta in cui gli propose di provare l'eroina. Una richiesta fatta per combattere la noia, per soddisfare una curiosità, un capriccio che per lei si trasformerà in rimorso. Un'unica volta che cambiò tutto tra di loro, se lei non volle più saperne della droga, il fratello invece non volle più farne a meno. Maio diventa un tossicodipendente e una sera scompare. Il padre, già depresso, non si dà pace e, dopo pochi mesi, si suicida. Subito dopo la madre a causa di una malattia lascia Alma sola. Una storia tragica a cui la donna, ormai cinquantenne, ha deciso di porre fine raccontandola alla figlia Antonia.
Per Antonia non è facile sorvolare su quei fatti, pensa che la madre non avrà pace finché non saprà che cosa accadde realmente al fratello, così va a Ferrara, dove tutto accadde, per scoprire la verità.
Un romanzo che, una volta letta l'ultima parola, credo di non aver capito.
Il dolore può trasformare le famiglie e le persone: alcune sopravvivono più forti, mentre altre soccombono. Questo mi è chiaro anche perché, se non direttamente, tutti abbiamo avuto modo di constatarlo. In questa storia manca qualcosa. Alcuni aspetti non sono stati indagati fino in fondo: provo un senso di incompiutezza come se le cose fossero state lasciate andare, buttate lì. Il personaggio di Alma è ben definito, ma Antonia l'ho trovata una macchietta, una donna fittizia, idealizzata per rientrare nello stereotipo. Chi è realmente?
Troppa carne al fuoco. La storia di Maio fin dall'inizio ha catturato il mio interesse al punto che immediatamente mi domando che cosa gli sia successo, ma tra le origini del padre Giacomo, la vita di Alma dopo la tragedia, il mistero della paternità, io ho perso il filo narrativo su quel ragazzo drogato che è scomparso. Mi sarebbe piaciuto sapere di più sui suoi tormenti, sulle sue scelte, sul suo rapporto con la droga.
Ora, se non l'avete ancora letto e non volete rovinarvi la lettura, vi consiglio di saltare queste righe perché rivelerò un fattore importante della trama ma che non posso fare a meno di scrivere. Voglio capire, magari anche con l'aiuto delle opinioni di Valeria e Giovanna, perché? Perché?
(SPOILER)
Perché Maio ha deciso di non far sapere alla sorella che era vivo? Sapeva che dopo la sua scomparsa (comprensibile, voleva allontanarsi da un ambiente nocivo per lui) i genitori erano morti e la sorella rimasta sola, allora perché non aiutarla, dirle io ci sono? Non l'ho capito.
Bignardi relega la risposta a questa mia domanda in due righe di una lettera apparsa un po' per caso: Non dirle che sono vivo. Penserebbe di nuovo che l'ho tradita e starebbe peggio. Trovava sempre un motivo per stare male e sentirsi al centro del mondo, lo sai. Sempre, anche quando a star male ero io. Credeva che tutto dipendesse da lei. Una sola cosa non sopportava: di non esser amata. Se sapesse che sono vivo e non l'ho cercata penserebbe che non le volevo bene e sai che non è vero: io non posso tornare, tu che mi vuoi bene davvero lo sai.
Insomma tutta colpa di Alma?
(Fine SPOILER)
Il romanzo è scritto bene, ma non è di certo uno di quei libri che mi rimarrà impresso nella mente. Non ho avuto gli elementi giusti per comprenderlo, fare mia la storia, entrare nella testa dei personaggio e capirne le scelte fatte.
Voi l'avete letto? Che cosa ne pensate?
Consigliato a … Chi conosce Ferrara
Sconsigliato a … Chi cerca un giallo o una storia dal forte impatto emotivo
Note
Titolo originale: L'amore che ti meriti
Anno: 2014
Editore: Mondadori
Chissà se Valeria e Giovanna avranno trovato una chiave di lettura migliore della mia, per saperlo vado a leggere sui loro blog.
Con #leggiAMOlo l'appuntamento è rinnovato al mese prossimo con Marina bellezza di Silvia Avallone.
Per Antonia non è facile sorvolare su quei fatti, pensa che la madre non avrà pace finché non saprà che cosa accadde realmente al fratello, così va a Ferrara, dove tutto accadde, per scoprire la verità.
Un romanzo che, una volta letta l'ultima parola, credo di non aver capito.
Il dolore può trasformare le famiglie e le persone: alcune sopravvivono più forti, mentre altre soccombono. Questo mi è chiaro anche perché, se non direttamente, tutti abbiamo avuto modo di constatarlo. In questa storia manca qualcosa. Alcuni aspetti non sono stati indagati fino in fondo: provo un senso di incompiutezza come se le cose fossero state lasciate andare, buttate lì. Il personaggio di Alma è ben definito, ma Antonia l'ho trovata una macchietta, una donna fittizia, idealizzata per rientrare nello stereotipo. Chi è realmente?
Troppa carne al fuoco. La storia di Maio fin dall'inizio ha catturato il mio interesse al punto che immediatamente mi domando che cosa gli sia successo, ma tra le origini del padre Giacomo, la vita di Alma dopo la tragedia, il mistero della paternità, io ho perso il filo narrativo su quel ragazzo drogato che è scomparso. Mi sarebbe piaciuto sapere di più sui suoi tormenti, sulle sue scelte, sul suo rapporto con la droga.
Ora, se non l'avete ancora letto e non volete rovinarvi la lettura, vi consiglio di saltare queste righe perché rivelerò un fattore importante della trama ma che non posso fare a meno di scrivere. Voglio capire, magari anche con l'aiuto delle opinioni di Valeria e Giovanna, perché? Perché?
(SPOILER)
Perché Maio ha deciso di non far sapere alla sorella che era vivo? Sapeva che dopo la sua scomparsa (comprensibile, voleva allontanarsi da un ambiente nocivo per lui) i genitori erano morti e la sorella rimasta sola, allora perché non aiutarla, dirle io ci sono? Non l'ho capito.
Bignardi relega la risposta a questa mia domanda in due righe di una lettera apparsa un po' per caso: Non dirle che sono vivo. Penserebbe di nuovo che l'ho tradita e starebbe peggio. Trovava sempre un motivo per stare male e sentirsi al centro del mondo, lo sai. Sempre, anche quando a star male ero io. Credeva che tutto dipendesse da lei. Una sola cosa non sopportava: di non esser amata. Se sapesse che sono vivo e non l'ho cercata penserebbe che non le volevo bene e sai che non è vero: io non posso tornare, tu che mi vuoi bene davvero lo sai.
Insomma tutta colpa di Alma?
(Fine SPOILER)
Il romanzo è scritto bene, ma non è di certo uno di quei libri che mi rimarrà impresso nella mente. Non ho avuto gli elementi giusti per comprenderlo, fare mia la storia, entrare nella testa dei personaggio e capirne le scelte fatte.
Voi l'avete letto? Che cosa ne pensate?
Consigliato a … Chi conosce Ferrara
Sconsigliato a … Chi cerca un giallo o una storia dal forte impatto emotivo
Note
Titolo originale: L'amore che ti meriti
Anno: 2014
Editore: Mondadori
Chissà se Valeria e Giovanna avranno trovato una chiave di lettura migliore della mia, per saperlo vado a leggere sui loro blog.
Con #leggiAMOlo l'appuntamento è rinnovato al mese prossimo con Marina bellezza di Silvia Avallone.