Premessa: sarà un post difficile da scrivere. Perché? Perché si tratta di un romanzo scritto nel 1940 che consacrò Dino Buzzati tra i grandi scrittori del Novecento italiano. È uno di quei libri che spesso vengono dati da leggere ai ragazzini durante le scuole dell'obbligo e di cui si discute in classe dicendo sempre le stesse cose.
A me non è mai stato assegnato. Non lo so perché ma, per fortuna o sfortuna, la mia professoressa d'italiano preferiva indirizzarci su letture alternative. E dico per fortuna perché è certo che a 15 anni questo romanzo non lo avrei mai e poi mai apprezzato e compreso, lo avrei semplicemente trovato noioso.
Ora ho 12 ( dodici ) anni di più e non l'ho trovato affatto noioso, anzi è stato il libro giusto al momento giusto. Le coincidenze han voluto che lo leggessi ora, anche se in programma avevo altre letture, e sempre le coincidenze han voluto che un altro romanzo di Buzzati, Un amore, fosse uno di quei libri che ti viene incontro in particolari situazioni.
Il deserto dei Tartari ha come grande tema centrale la fuga del tempo. Da bambini il tempo sembra infinito e sembra passare lentamente, non si ha fretta, crescendo si comprende che c'è qualcosa ad attenderci così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. E senza accorgersene arriverà un momento della vita in cui non ci si guarderà più avanti speranzosi ma ci si guarderà indietro capendo che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà finire.
Come il protagonista Giovanni Drogo, che aspetta tra le mura della Fortezza Bastiani quell'attimo che gli permetterà di dimostrare il suo valore dando un senso alla sua permanenza in quel luogo, io attendo quell'evento che mi cambierà la vita. Il militare non sa quando e come potrà accadere, sa solo che oltre al deserto ci sono i leggendari Tartari che prima o poi arriveranno a minacciare il confine, come lui anche io credo che aldilà del presente c'è qualcosa o qualcuno che mi aspetta e che stravolgerà la monotonia della quotidianità.
Non per tutti però è prevista la svolta. Nonostante l'uomo razionalmente ne comprenda l'assurdità, per una sua debolezza continua a sperare. Allora attende. Attende. Attende, rimanendo ingarbugliato in una routine che lo risucchia a tal punto che non si distingue più il passare del tempo, a tal punto che non si percepisce più il cambiamento attorno a sé. È un circolo vizioso dal quale non si riesce ad uscire e che ci relega nella solitudine.
Il protagonista alla fine aveva ragione a credere che i Tartari sarebbero arrivati, ma per lui ormai è troppo tardi. È costretto ad allontanarsi dalla Fortezza senza poter godere del suo momento di gloria, il suo tempo è finito. Non può più tornare indietro, deve accettare la sconfitta riscattando una vittoria diversa: rassegnarsi e accettare la fine del proprio viaggio.
Finita la lettura, ho capito che non voglio far la fine di Drogo, per questo è il caso di mettere da parte la speranza, smettere di attendere, prendere in mano la situazione ed essere io stessa il motore del mio cambiamento.
Consigliato a … Chi attende
Sconsigliato a … Chi è apprensivo
Note
Titolo originale: Il deserto dei Tartari
Anno: 1940
A me non è mai stato assegnato. Non lo so perché ma, per fortuna o sfortuna, la mia professoressa d'italiano preferiva indirizzarci su letture alternative. E dico per fortuna perché è certo che a 15 anni questo romanzo non lo avrei mai e poi mai apprezzato e compreso, lo avrei semplicemente trovato noioso.
Ora ho 12 ( dodici ) anni di più e non l'ho trovato affatto noioso, anzi è stato il libro giusto al momento giusto. Le coincidenze han voluto che lo leggessi ora, anche se in programma avevo altre letture, e sempre le coincidenze han voluto che un altro romanzo di Buzzati, Un amore, fosse uno di quei libri che ti viene incontro in particolari situazioni.
Il deserto dei Tartari ha come grande tema centrale la fuga del tempo. Da bambini il tempo sembra infinito e sembra passare lentamente, non si ha fretta, crescendo si comprende che c'è qualcosa ad attenderci così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. E senza accorgersene arriverà un momento della vita in cui non ci si guarderà più avanti speranzosi ma ci si guarderà indietro capendo che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà finire.
Come il protagonista Giovanni Drogo, che aspetta tra le mura della Fortezza Bastiani quell'attimo che gli permetterà di dimostrare il suo valore dando un senso alla sua permanenza in quel luogo, io attendo quell'evento che mi cambierà la vita. Il militare non sa quando e come potrà accadere, sa solo che oltre al deserto ci sono i leggendari Tartari che prima o poi arriveranno a minacciare il confine, come lui anche io credo che aldilà del presente c'è qualcosa o qualcuno che mi aspetta e che stravolgerà la monotonia della quotidianità.
Non per tutti però è prevista la svolta. Nonostante l'uomo razionalmente ne comprenda l'assurdità, per una sua debolezza continua a sperare. Allora attende. Attende. Attende, rimanendo ingarbugliato in una routine che lo risucchia a tal punto che non si distingue più il passare del tempo, a tal punto che non si percepisce più il cambiamento attorno a sé. È un circolo vizioso dal quale non si riesce ad uscire e che ci relega nella solitudine.
Il protagonista alla fine aveva ragione a credere che i Tartari sarebbero arrivati, ma per lui ormai è troppo tardi. È costretto ad allontanarsi dalla Fortezza senza poter godere del suo momento di gloria, il suo tempo è finito. Non può più tornare indietro, deve accettare la sconfitta riscattando una vittoria diversa: rassegnarsi e accettare la fine del proprio viaggio.
Finita la lettura, ho capito che non voglio far la fine di Drogo, per questo è il caso di mettere da parte la speranza, smettere di attendere, prendere in mano la situazione ed essere io stessa il motore del mio cambiamento.
Consigliato a … Chi attende
Sconsigliato a … Chi è apprensivo
Note
Titolo originale: Il deserto dei Tartari
Anno: 1940