In Marocco, in un tempo che non si sa bene definire, attraverso le pagine di un libro un narratore racconta al suo pubblico la storia di una donna che all'insaputa di tutti è stata cresciuta dal padre come un uomo. Un segreto che non potrà mai essere svelato a nessuno, un segreto che col passare del tempo la turberà mettendo in discussione la sua stessa identità così differente tra corpo e spirito, tra realtà e finzione. Attraverso le pagine del suo diario il narratore ci svela i pensieri più profondi di chi per sopravvivere è stato costretto a indossare più maschere, condizionando la propria personalità sfociando in tormenti, ripensamenti e angosce.
Ho scelto di leggere questo romanzo basandomi sulla sinossi molto accattivante, ma non avrei dovuto fidarmi così ciecamente.
In questo romanzo la trama, che avevo colto tra le righe del retro del libro, non è affatto sviluppata come avevo pensato ma è nascosta dalla narrazione. Punto focale è la scrittura, in particolar modo lo stile. Leggendo si sente come l'autore abbia ricercato un modo di raccontare che richiami il fascino lontano della leggenda, una storia dai confini indefiniti tra ciò che realmente è accaduto e la fantasia. Il filo della lettura, per me è stato difficile da seguire, non facilitato dall'ambientazione e dai personaggi accennati, portandomi spesso a rileggere per capire chi stesse parlando e che senso avesse all'interno della trama. Una volta capito che la trama non c'era, mi son lasciata abbandonare alle parole senza pensare. Ecco che ho capito che la narrazione e i personaggi riconducevano a un gioco di matrioske: una narrazione dentro la narrazione, un personaggio dentro a un altro personaggio. Un disorientamento continuo che ha dell'esotico e del mistico ma che forse non è così immediatamente comprensibile e di facile portata.
La storia del/la protagonista era nella mani del narratore e cambiava a seconda di chi era a narrare. Viene fuori che la verità raccontata non è mai la verità assoluta: la tradizione orale e scritta sono solo interpretazioni di ciò che realmente è accaduto.
La figura femminile nelle sue mille forme, relegata dalla società in una serie di contraddizioni, è il pretesto per parlare delle contraddizioni che appartengono a tutti e delle ambiguità che ne derivano, è la scusa per parlare di narrazione e di personaggi.
Ammetto che questo libro per me non è stato facile, lo stile mi affascinava ma la lettura andava a rilento, proseguendo di poche pagine alla volta. Per mio gusto personale non sono riuscita a “digerirlo” bene, me ne dispiace perché come presentazione l'occhio l'ha apprezzato ma le mie papille gustative letterarie non hanno saputo fare lo stesso.
Consigliato a …
Chi vuole sperimentare nuove letture
Sconsigliato a …
Chi cerca il classico romanzo
Note
Titolo originale: L'enfent de sable
Anno: 1985
Ho scelto di leggere questo romanzo basandomi sulla sinossi molto accattivante, ma non avrei dovuto fidarmi così ciecamente.
In questo romanzo la trama, che avevo colto tra le righe del retro del libro, non è affatto sviluppata come avevo pensato ma è nascosta dalla narrazione. Punto focale è la scrittura, in particolar modo lo stile. Leggendo si sente come l'autore abbia ricercato un modo di raccontare che richiami il fascino lontano della leggenda, una storia dai confini indefiniti tra ciò che realmente è accaduto e la fantasia. Il filo della lettura, per me è stato difficile da seguire, non facilitato dall'ambientazione e dai personaggi accennati, portandomi spesso a rileggere per capire chi stesse parlando e che senso avesse all'interno della trama. Una volta capito che la trama non c'era, mi son lasciata abbandonare alle parole senza pensare. Ecco che ho capito che la narrazione e i personaggi riconducevano a un gioco di matrioske: una narrazione dentro la narrazione, un personaggio dentro a un altro personaggio. Un disorientamento continuo che ha dell'esotico e del mistico ma che forse non è così immediatamente comprensibile e di facile portata.
La storia del/la protagonista era nella mani del narratore e cambiava a seconda di chi era a narrare. Viene fuori che la verità raccontata non è mai la verità assoluta: la tradizione orale e scritta sono solo interpretazioni di ciò che realmente è accaduto.
La figura femminile nelle sue mille forme, relegata dalla società in una serie di contraddizioni, è il pretesto per parlare delle contraddizioni che appartengono a tutti e delle ambiguità che ne derivano, è la scusa per parlare di narrazione e di personaggi.
Ammetto che questo libro per me non è stato facile, lo stile mi affascinava ma la lettura andava a rilento, proseguendo di poche pagine alla volta. Per mio gusto personale non sono riuscita a “digerirlo” bene, me ne dispiace perché come presentazione l'occhio l'ha apprezzato ma le mie papille gustative letterarie non hanno saputo fare lo stesso.
Consigliato a …
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Note
Titolo originale: L'enfent de sable
Anno: 1985