Qualche tempo fa ho partecipato al concorso di Radio1 Plot Machine: scrivere un racconto di 1500 battute sul tema del treno. L'ho fatto ma alla fine non stata selezionata, così ora decido di pubblicarlo qui sul mio blog, sulla pagina facebook di Sale e Parole e sul mio profilo privato per avere un confronto, capire se piace, se funziona e cosa migliorare.
Siate liberi di criticare, commentare, e suggerire... fatevi avanti!
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Crocevia di Simona Gervasoni
Per tutta la vita sono stata arrabbiata con lui, l'uomo la cui presenza si affermava nella sua assenza. Da bambina non lo vedevo mai, la mattina usciva troppo presto e la sera rientrava troppo tardi. Lui era l'uomo che con voce roca brontolava: “È tardi! Adesso lo perdo”, svegliandomi. Col tempo lo incontrai più spesso, mi raccontava degli strani personaggi intravisti durante la giornata, ma io desideravo solo rintanarmi in camera. Per non perdere alcun dettaglio appuntava tutto sull'inseparabile diario, “Scrivere è un buon modo di passare il tempo”, diceva. E di tempo ne aveva in abbondanza, un'ora e trenta se tutto andava bene. Una vita fatta di orari ben stabiliti, di contrattempi inimmaginabili e di corse perdifiato solo per noi, per me. Non voleva allontanarci da quello che conoscevamo, dalla nostra casa, dai nostri cari, non voleva che ci privassimo di nulla per andare a vivere in una casa più piccola in città. Solo ora mi rendo conto del sacrificio che ha fatto per tutta una vita, solo ora prendendo il treno delle sei e quarantacinque, quello che prendeva lui, me ne rendo conto. Come lui ho il suo diario a farmi compagnia, non lo scrivo ma lo leggo. È pieno di storie sugli altri passeggeri perché il treno per lui era anche questo: un crocevia di vite da raccontare, persone di ogni età, lingua, estrazione sociale che si ritrovano sullo stesso vagone. E ora che non c'è più, sono salita sul treno per sentirmi per l'ultima, o forse per la prima volta, vicina a mio padre.