Oggi #Ti Presento l'autore di Instabili, Michael Marini, classe 1992, originario di Livorno.
... Finché si fa del male a noi stessi con la propria inettitudine, la nostra mancata voglia (anche giustificata) di vivere, di partecipare all'esistenza sociale, questo può star bene. In fondo è un problema tuo. Ma, quando questo mette in pericolo gli altri, chi ti sta intorno e chi ti vuole bene, be', qui iniziano i veri grattacapi...
... Finché si fa del male a noi stessi con la propria inettitudine, la nostra mancata voglia (anche giustificata) di vivere, di partecipare all'esistenza sociale, questo può star bene. In fondo è un problema tuo. Ma, quando questo mette in pericolo gli altri, chi ti sta intorno e chi ti vuole bene, be', qui iniziano i veri grattacapi...
Tre racconti, tre protagonisti giovani, tre vite instabili. In Strimpellate e suonatori Stefano è deciso a realizzarsi nel mondo della musica nonostante il disaccordo dei genitori, in Io, te, follia John è un pubblicitario che pur di sopravvivere si rinchiude in una routine che lo trasforma in un burattino e, infine, Gioele in Final Match per arrivare a fine mese decide di combattere a degli incontri clandestini. Vite al limite che viene da chiedersi se sia esclusivamente da far risalire al loro carattere oppure a fattori esterni.
Con una scrittura chiara e scorrevole, l'autore Michael Marini dona a noi lettori uno sguardo su unarealtà che è sempre più comune tra i “giovani” d'oggi: avere il desiderio di realizzarsi affermando una propria autonomia ma non poterlo fare perché è difficile trovare una stabilità. Ma chiediamolo direttamente a lui....
Che cosa ti ha spinto a scrivere queste tre storie?
Quando scrissi il primo racconto "Strimpellate e sognatori", avevo intenzione di mostrare la società italiana odierna vista dagli occhi di un giovane, con tutti i suoi crucci e problematiche. Volevo che la vicenda del giovane protagonista Stefano portasse a riflettere su argomenti come l'impossibilità di potersi costruire un futuro, il vivere giorno per giorno, la mancata speranza e soprattutto il senso di abbandono che molti provano. In seguito, il gentilissimo e competente editor Sergio Calzone, che al tempo collaborava con la "Echos Edizioni", dopo aver letto il racconto mi invitò a creare un trilogia con altri due racconti di quel tipo.
Come vedi il tuo futuro? All'inseguimento del tuo sogno o con una situazione sentimentale stabile oppure senza un lieto fine?
Ad oggi mi vedo ad inseguire un sogno, quello di poter vivere scrivendo e creando. Persino nel mio scetticismo trovo un barlume di speranza. Per il resto non lo so proprio, sono sincero. Sono sempre alle prese con il lavoro precario ed esperienze lavorative che non durano più di tanto. Per quanta riguarda una situazione sentimentale stabile, dico solo che credo nell'amore e cerco sempre di capirlo il più possibile, anche se è molto difficile, se non impossibile.
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Mi sono avvicinato in modo intenso alla letteratura solo tre anni fa. Il primo libro che ho letto dopo molto tempo è stata la raccolta di racconti "Storie di ordinaria follia" di Bukowski, su consiglio di un mio caro amico che in quel periodo lavorava con me in fabbrica. All'inizio ero un po' scettico verso questo autore, ma dopo le prime pagine ne rimasi affascinato. Riusciva con una scrittura semplice e scarna ad esprimere la realtà nel suo aspetto più veritiero. L'insicurezza nella vita, lo sconforto in un mondo che va tanto veloce per non si sa cosa, il lavoro duro, le sbornie, il rapporto complicato con le donne, i temi della vita e della morte. Tante cose che sentii mie. Alla fine di ogni turno, quando potevo, macinavo pagine e pagine con gli occhi, la testa e il cuore. Poi iniziarono ad arrivare altri autori nei quali ho trovato un punto di riferimento: Hemingway, Calvino, Welsh, Palahniuk, Fitzgerald, Fante e altri ancora.
Un giorno sentii che effettivamente anche io avevo da dire qualcosa, sentii un'energia che doveva essere sprigionata. C'è chi lo fa parlando con un amico o un parente, o cantando, o suonando uno strumento o altre forme di espressione. Io lo feci scrivendo, mi venne naturale. Infatti, alla fine di un turno di lavoro, mi sedetti al computer e scrissi il mio primo racconto.
A chi consigli e a chi sconsigli il tuo libro?
Lo consiglio a chi vuole confrontare la propria idea con un'altra, a chi vorrebbe vedere un lato della gioventù di cui pochi parlano a fondo, a persone che non vogliono sentirsi sole, oppure a chi vuole farsi una lettura non troppo impegnativa, ma che possa stimolare un ragionamento e che possa smuovere qualche emozione. Non importa l'età, con un minimo di maturità tutti possono leggerlo e capirlo.
Invece, al contrario, sconsiglio Instabili a chi usa la letteratura esclusivamente per evadere dal mondo reale e a chi storce il naso di fronte a storie dai tratti aspri, sia nelle situazioni che nel linguaggio. D'altro canto, oltre che al mio primo esperimento vero e proprio, questa silloge è il mio tentativo di far sedere il lettore a tu per tu con situazioni a cui probabilmente mai avrebbe dato troppa attenzione.
Note sul libro
Titolo: Instabili
Autore: Michael Marini
Casa Editrice: Echos Edizioni
Anno: 2015
Dovre trovarlo: Instabili è distribuito da Fastbook ed è ordinabile in tutte le librerie e online (Amazon,IBS...)
Se anche tu hai scritto qualcosa e ti piacerebbe che ne parlassi sul mio blog, non esitare a scrivermi a questo indirizzo [email protected]
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Con una scrittura chiara e scorrevole, l'autore Michael Marini dona a noi lettori uno sguardo su unarealtà che è sempre più comune tra i “giovani” d'oggi: avere il desiderio di realizzarsi affermando una propria autonomia ma non poterlo fare perché è difficile trovare una stabilità. Ma chiediamolo direttamente a lui....
Che cosa ti ha spinto a scrivere queste tre storie?
Quando scrissi il primo racconto "Strimpellate e sognatori", avevo intenzione di mostrare la società italiana odierna vista dagli occhi di un giovane, con tutti i suoi crucci e problematiche. Volevo che la vicenda del giovane protagonista Stefano portasse a riflettere su argomenti come l'impossibilità di potersi costruire un futuro, il vivere giorno per giorno, la mancata speranza e soprattutto il senso di abbandono che molti provano. In seguito, il gentilissimo e competente editor Sergio Calzone, che al tempo collaborava con la "Echos Edizioni", dopo aver letto il racconto mi invitò a creare un trilogia con altri due racconti di quel tipo.
Come vedi il tuo futuro? All'inseguimento del tuo sogno o con una situazione sentimentale stabile oppure senza un lieto fine?
Ad oggi mi vedo ad inseguire un sogno, quello di poter vivere scrivendo e creando. Persino nel mio scetticismo trovo un barlume di speranza. Per il resto non lo so proprio, sono sincero. Sono sempre alle prese con il lavoro precario ed esperienze lavorative che non durano più di tanto. Per quanta riguarda una situazione sentimentale stabile, dico solo che credo nell'amore e cerco sempre di capirlo il più possibile, anche se è molto difficile, se non impossibile.
Come è nata la tua passione per la scrittura?
Mi sono avvicinato in modo intenso alla letteratura solo tre anni fa. Il primo libro che ho letto dopo molto tempo è stata la raccolta di racconti "Storie di ordinaria follia" di Bukowski, su consiglio di un mio caro amico che in quel periodo lavorava con me in fabbrica. All'inizio ero un po' scettico verso questo autore, ma dopo le prime pagine ne rimasi affascinato. Riusciva con una scrittura semplice e scarna ad esprimere la realtà nel suo aspetto più veritiero. L'insicurezza nella vita, lo sconforto in un mondo che va tanto veloce per non si sa cosa, il lavoro duro, le sbornie, il rapporto complicato con le donne, i temi della vita e della morte. Tante cose che sentii mie. Alla fine di ogni turno, quando potevo, macinavo pagine e pagine con gli occhi, la testa e il cuore. Poi iniziarono ad arrivare altri autori nei quali ho trovato un punto di riferimento: Hemingway, Calvino, Welsh, Palahniuk, Fitzgerald, Fante e altri ancora.
Un giorno sentii che effettivamente anche io avevo da dire qualcosa, sentii un'energia che doveva essere sprigionata. C'è chi lo fa parlando con un amico o un parente, o cantando, o suonando uno strumento o altre forme di espressione. Io lo feci scrivendo, mi venne naturale. Infatti, alla fine di un turno di lavoro, mi sedetti al computer e scrissi il mio primo racconto.
A chi consigli e a chi sconsigli il tuo libro?
Lo consiglio a chi vuole confrontare la propria idea con un'altra, a chi vorrebbe vedere un lato della gioventù di cui pochi parlano a fondo, a persone che non vogliono sentirsi sole, oppure a chi vuole farsi una lettura non troppo impegnativa, ma che possa stimolare un ragionamento e che possa smuovere qualche emozione. Non importa l'età, con un minimo di maturità tutti possono leggerlo e capirlo.
Invece, al contrario, sconsiglio Instabili a chi usa la letteratura esclusivamente per evadere dal mondo reale e a chi storce il naso di fronte a storie dai tratti aspri, sia nelle situazioni che nel linguaggio. D'altro canto, oltre che al mio primo esperimento vero e proprio, questa silloge è il mio tentativo di far sedere il lettore a tu per tu con situazioni a cui probabilmente mai avrebbe dato troppa attenzione.
Note sul libro
Titolo: Instabili
Autore: Michael Marini
Casa Editrice: Echos Edizioni
Anno: 2015
Dovre trovarlo: Instabili è distribuito da Fastbook ed è ordinabile in tutte le librerie e online (Amazon,IBS...)
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