Faccio coming out: credo, a parte alcune eccezioni, di aver letto sempre e solo libri di autori anglofoni e italiani. Mai nessun orientale, mai nessun giapponese ed è strano. Strano perché in questi ultimi decenni i nomi dei giapponesi Banana Yoshimoto e Haruki Murakami, e del cinese Mo Yan han fatto molto parlare di loro per critica e pubblico. Kitchen è quindi il primo libro di un autore orientale con cui ho a che fare e per uno strano caso (non è stato fatto apposta) è anche il primo romanzo scritto da Banana Yoshimoto.
“Non c'è posto al mondo che io ami di più della cucina. Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene.”
Questo è l'incipit molto accattivante che in poche frasi ci aiuta a inquadrare la protagonista Mikage. Rimasta sola al mondo viene accolta da Yūichi e da sua madre/padre Eriko.
Kitchen è il reale incontro tra due animi affini attratti l'uno dall'altro che condividono della vita più di quello che in realtà credono. Una storia a tratti assurda ma mai irreale: Eriko uomo che diventa donna è un personaggio estremo ma possibile, come possibile è la solitudine che circonda Mikage e Yūichi.
Banana Yoshimoto, con il suo misurato utilizzo delle parole e la sua eleganza nelle descrizioni, si avvicina al lettore lentamente suggerendogli in un bisbiglio la propria visione della vita che si condensa in due parole: conquistare e crescere. Felicità e dolore sono insiti nella vita di ognuno, non vi può sfuggire ma solo imparare ad affrontarli perché non si sa mai come andrà a finire.
A seguire il romanzo breve si può leggere il racconto Moonlight Shadow, una delle prime prove di scrittura di Yoshimoto che le ha permesso di indagare i temi in seguito approfonditi in Kitchen. È un'altra storia sulla perdita, sul dolore, sul lutto e su come affrontare la vita.
Consigliato a … Chi non ha mai letto un autore giapponese
Sconsigliato a … Chi non ama i romanzi brevi
Note
Titolo originale: Kitchin
Anno: 1988
Prima edizione italiana: 1991
Editore: Feltrinelli
“Non c'è posto al mondo che io ami di più della cucina. Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene.”
Questo è l'incipit molto accattivante che in poche frasi ci aiuta a inquadrare la protagonista Mikage. Rimasta sola al mondo viene accolta da Yūichi e da sua madre/padre Eriko.
Kitchen è il reale incontro tra due animi affini attratti l'uno dall'altro che condividono della vita più di quello che in realtà credono. Una storia a tratti assurda ma mai irreale: Eriko uomo che diventa donna è un personaggio estremo ma possibile, come possibile è la solitudine che circonda Mikage e Yūichi.
Banana Yoshimoto, con il suo misurato utilizzo delle parole e la sua eleganza nelle descrizioni, si avvicina al lettore lentamente suggerendogli in un bisbiglio la propria visione della vita che si condensa in due parole: conquistare e crescere. Felicità e dolore sono insiti nella vita di ognuno, non vi può sfuggire ma solo imparare ad affrontarli perché non si sa mai come andrà a finire.
A seguire il romanzo breve si può leggere il racconto Moonlight Shadow, una delle prime prove di scrittura di Yoshimoto che le ha permesso di indagare i temi in seguito approfonditi in Kitchen. È un'altra storia sulla perdita, sul dolore, sul lutto e su come affrontare la vita.
Consigliato a … Chi non ha mai letto un autore giapponese
Sconsigliato a … Chi non ama i romanzi brevi
Note
Titolo originale: Kitchin
Anno: 1988
Prima edizione italiana: 1991
Editore: Feltrinelli